lunedì 26 aprile 2010

Il mostro mitologico

Sia la mitologia greca che quella egizia descrivono la Sfinge come un mostro con la testa (che nella mitologia egizia rappresenta il faraone) e il seno di donna (ma a volte anche con la testa di capra, di montone o di falco), il corpo da leone e le ali da uccello.

L'etimologia del suo nome greco, Sphinx riporta al significato di strangolatrice.

E infatti si narra che la Sfinge, punizione della dea Era ai Tebani, colpevoli di effettuare pochi sacrifici in suo onore, se ne stava appostata su una roccia del monte Cicerone e poneva a tutte le persone in ingresso nella città di Tebe l'enigma in base al quale decidere se li avrebbe uccisi, ossia: "Qual è l'animale che ha quattro piedi di mattina, due a mezzogiorno e tre di sera?", sbranando tutti coloro che non sapevano rispondere al quesito.

Solo Edipo riuscì a fornire la soluzione che gli evitò la morte, ossia: "L'uomo, che cammina a quattro zampe da bambino, eretto su due piedi da adulto e con l'aiuto di un bastone da vecchio".

In seguito a ciò la Sfinge si uccise buttandosi in un dirupo e i Tebani, liberatisi dall'orrendo mostro, incoronarono Edipo quale loro re.


Nell'antico Egitto le sfingi rappresentavano divinità dalla testa umana (in segno di regalità) e il corpo animale (nella maggior parte dei casi leonino).

La Sfinge più famosa dell'antico Egitto è la mastodontica (altezza 20 metri, lunghezza 73 metri, larghezza 6 metri) Sfinge di Giza, la più grande statua monolitica (ossia composta da un unico blocco di pietra) del mondo.

Essa fu costruita, come parte di un ampio complesso funerario, probabilmente sfruttando un affioramento naturale della roccia utilizzata per la costruzione delle piramidi lì accanto.

Le datazioni più accreditate sono quelle che la fanno risalire a 4500 anni fa, ma c'è chi la data addirittura 9000 anni fa e chi ha rinvenuto come fattore scatenante della sua erosione l'acqua di mare, il che farebbe risalire al mito di Atlantide e dei suoi abitanti.

Certo non è questo l'unico mistero legato alla Sfinge che, insieme alle piramidi, risulta uno degli enigmi più affascinanti della storia antica: come potevano uomini con così scarsi mezzi tecnologici realizzare opere così grandiose? E' per questo che molto spesso si è attribuita la realizzazione di questi colossi a civiltà aliene.

Alcuni studiosi avrebbero addirittura calcolato, in base ad osservazioni astronomiche e astrali, che nelle zampe posteriori della Sfinge dovrebbe essere custodito un grande segreto, magari la risoluzione dell'enigma sulla costruzione della Sfinge stessa e delle piramidi, che cambierebbe di molto la nostra considerazione della civiltà egizia.

Quello che oggi è certo è che se, dapprima il volto della Sfinge di Giza era attribuito a Userib, sovrano del periodo 2630 a.C.-2510 a.C., studi più recenti l'hanno ricondotta invece a Cheope.

Quando la necropoli venne abbandonata la Sfinge venne ricoperta di sabbia fino alle spalle. Ma già nel 1400 a.C. ebbero luogo i primi tentativi per disseppellirla, anche se bisognò attendere il 1817 affinché Giovanni Battista Caviglia iniziasse moderne attività di scavo per liberarla interamente, operazioni che ebbero fine soltanto nel 1925.

Ovviamente la sabbia del deserto ha causato notevoli conseguenze con la sua erosione sul monumento. Si fa risalire al XIV secolo la perdita del naso. Anche la barba è mancante, ma ben conservata al British Museum di Londra.


Quando io e la mia neo-mogliettina ci siamo diretti alla volta di Giza, dopo il percorso in pullman, alla fine del quale abbiamo anche costeggiato il grandioso monumento, osservandolo in tutto il suo splendore dal finestrino, siamo arrivati in una zona di parcheggio autobus e pulmini vari, delimitata da transenne con la scritta "Giza traffic".

Abbiamo percorso un tratto a piedi e ci siamo ritrovati di fronte tutto l'Egitto, quello dei documentari e delle cartoline, bellissimo e mastodontico: il deserto, i cammelli che scarrozzavano i turisti, le piramidi e lei, la Sfinge, grandioso monumento che da millenni domina questo luogo.

E' stato davvero emozionante osservarla sotto i raggi del sole cocente e con il vento che sollevava la sabbia (fortuna che ovunque si trovavano in vendita molto utili kefiah). Ancora più caratteristico è stato guardarla illuminata di sera quando, dal nostro villaggio, abbiamo assistito ad uno spettacolo che non poteva avere sfondo più maestoso: la Sfinge di notte.

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